Idea originale quella di Delio De Martino di comporre un romanzo a mo’ di cartone di cantastorie, illustrandolo con immagini finali ideate da una sua mano naif ma piena di rimandi simbolici. Non ci si può meravigliare più di tanto se si conosce l’itinerario di questo scrittore che è anche un esperto classicista e uno studioso di comunicazione mass mediale, unendo dunque nel suo viatico l’antico e il moderno in un
continuum che torna molto utile per interpretare al meglio la realtà o per superarla con scatti metaforici.
Qui nella sua ultima opera intitolata
Il cavalluccio di Troia (pref. di Carmen Morenilla Talens, Roma, La Bussola, pp. 156, € 18,00) ricompare trasfigurato con lo stesso nome di Alessandro anche il protagonista del precedente libro, che funge evidentemente da
alter ego dell’autore e che gli permette di condurre un suo personale itinerario in tempi e spazi straniati, ma densi di significato. Dopo essersi soffermato sulla pandemia, qui nel libro che allude all’
Iliade e che ne segue lo svolgimento, l’autore si dedica ad alcuni nuclei portanti della sua incursione nella contemporaneità: protagonista è naturalmente la guerra, visto che da quasi quattro anni siamo bombardati dalle notizie sulla follia eterna dell’uomo,l’insensatezza dell’odio e