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copertina 9791254744611 Li chiamavano i magnifici 7
21 marzo 2024  |  orticalab.it  |  Riccardo DI BLASI

I magnifici sette che sette non erano

A 80 anni dalla nascita della Dc, Daniele Morgera ripercorre la favola di quel gruppo di irpini che divenne classe dirigente: «Se De Mita era l’architrave, gli altri erano le colonne». Tra culto della personalità e accuse di clientelismo, la storia dei “magnifici” è soprattutto la storia di chi ha «saputo imporsi partendo da zero, senza poteri alle spalle ma solo grazie a ingegno e competenza»
C’era una volta la Dc e c’era in tutta Italia, ma l’Irpinia fu un caso a sé». Inizia così, come la più classica delle favole, Li chiamavano i magnifici 7, il libro del giornalista Rai Daniele Morgera che ripercorre, grazie ad aneddoti e testimonianze, l’avventura politica dei protagonisti di una stagione che ha portato la provincia di Avellino ad essere per lungo tempo laboratorio e centro decisionale dello Stivale.
«Il volume è il racconto di uomini e periferie che hanno saputo conquistare la scena pubblica del Paese, di una classe dirigente forse irripetibile - scrive l’autore nell’introduzione - che prese forma nelle valli immaginifiche e impervie dell’avellinese, per poi incanalarsi nei rivoli della storia. Da questo humus sociale, fatto di fatica e paesaggio, ebbe origine la Democrazia Cristiana di De Mita. Se Ciriaco era l’architrave, gli altri erano le colonne su cui poggiava il suo potere: Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Biagio Agnes, Salverino De Vito, Antonio Aurigemma, Aristide Savignano, Giuseppe Gargani, Ortensio Zecchino». I magnifici, dunque, erano più di sette. Edito da La Bussola, con postfazione di Andrea Covotta, il libro è già stato presentato ad Ariano e dopo Pasqua sarà al centro di un pubblico confronto che si terrà ad Avellino.
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