Si svolgerà al Salone “Bottiglieri” della Provincia di Salerno oggi, alle ore 18.00, la presentazione del libro di Daniele Morgera “Li chiamavano i magnifici 7. Ciriaco, Gerardo e gli altri: verità e leggende della DC irpina che arrivò a governare l’Italia” (La Bussola). La presentazione, organizzata dalle Presidenze diocesane del Meic “Don Guido Terranova ” e della Fuci “San Gregorio VII” ,si inserisce nel solco delle iniziative che le diverse realtà di studio si sono prefisse ad inizio triennio di produzione di pensiero e di studio della nostra storia contemporanea. Dopo i saluti istituzionali del Presidente della Provincia Vincenzo Napoli, dell’Arcivescovo Mons. Andrea Bellandi e dei Presidenti diocesani del Meic e della Fuci Rocco Pacileo e Francesco Di Palma, con l’autore Daniele Morgera converseranno il giornalista Gianni Festa (Direttore Corriere dell’Irpinia, già Caporedattore de “Il Mattino” e fondatore del “Quotidiano del Sud), il Sindaco di Benevento e già Ministro della Giustizia Clemente Mastella, il già Deputato ed europarlamentare Giuseppe Gargani. Le conclusioni saranno affidate a Pier Ferdinando Casini, Senatore della Repubblica e già Presidente della Camera dei Deputati, moderati dal Vicepresidente Diocesano Meic Stefano Pignataro. La sinossi del volume recita: “Erano così potenti e coesi che gli avversari li chiamavano quasi dispregiativamente “il clan degli Avellinesi”. In Irpinia sono ancora noti come “i Magnifici 7” (anche se erano di più). Parliamo del gruppo di intellettuali e politici che, insieme a Ciriaco De Mita, formarono tra gli anni ’60 e ’80 del Novecento una classe dirigente straordinaria che, partendo dalle zone interne del Sud, arrivò a conquistare la guida del maggiore partito della Prima Repubblica e il Governo del Paese: Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Biagio Agnes, Salverino De Vito, Antonio Aurigemma, Aristide Savignano, Giuseppe Gargani e Ortensio Zecchino. A 80 anni dalla nascita della Democrazia Cristiana, il libro racconta la loro storia attraverso un viaggio immaginario nei loro Paesi d’origine compiuto dai protagonisti: una nipote e un nonno a simboleggiare il cammino della memoria. Questa narrazione dipinge un affresco ricco e vivido della storia politica, culturale e sociale dell’Irpinia, intrecciando figure di grande rilievo con eventi che ne hanno segnato il destino. La voce narrante di fantasia, quella di nonno Genesio, assume un ruolo immaginario e simbolico, collegando i diversi protagonisti attraverso un viaggio su un treno ad “altra” velocità, un mezzo che si muove lento tra i paesaggi di una provincia dimenticata, ma ricca di storia e di passioni. Il racconto mette in evidenza figure chiave come Fiorentino Sullo, costituente e ministro dell’Istruzione, e il suo ruolo nella storia politica italiana, ricordando anche la legge urbanistica che, sebbene mai approvata, ha rappresentato un simbolo di speranza e di lotta contro le lobby del cemento. Il viaggio immaginario del treno permette di attraversare i paesi e le storie di personaggi come Aristide Savignano, Antonio Aurigemma, Biagio Agnes, e i “magnifici sette” politici irpini, creando un filo narrativo che unisce politica, giornalismo, impegno civile e umanità. Si evidenzia così come la memoria di questi uomini sia ancora viva, come le linee ferroviarie, anche quelle meno battute, siano portatrici di storie di resistenza e di identità. Il quadro si arricchisce di dettagli affettuosi e ironici, come il soprannome di Aurigemma e le aneddoti sulla sua carriera, o le battute sulla chiusura delle linee ferroviarie, simboli di una provincia che si sente relegata ai margini, ma che continua a custodire un’anima forte e orgogliosa. In conclusione, questa narrazione immaginaria, attraverso il viaggio del treno e la voce di nonno Genesio, ci invita a riflettere sulla complessità della storia irpina e italiana, sui sogni e le delusioni di un Sud che ha cercato di farsi ascoltare, e sulla memoria di uomini e donne che hanno lasciato un segno indelebile, anche se spesso invisibile, nel tessuto di questa terra.