C’è un pubblico ministero napoletano in pensione, Francesco de Falco, che fatica a venire a patti con il passare del tempo e degli anni. Pesa sull’ex magistrato l’essere stato presto dimenticato nonostante la carriera brillante. La fama avrebbe dovuto essere un frutto che matura pian piano. E invece... Invece restano solo gli affanni, la paura di dover camminare col bastone, la solitudine ed alcune inquietanti presenze. Mentre la vista si fa debole e la mente più fragile, all’ex pm compaiono degli strani fantasmi che almeno agli inizi lui vorrebbe identificare col leggendario muniacello della tradizione napoletana.
Ma in realtà si tratta di entità ben più inquietanti.
Inizia così il romanzo Gli spettri di Dike (La Bussola, pagg. 188, euro 14) scritto da Bruno Larosa, penalista nativo di Locri e partenopeo di adozione.
E quando lo spettro mutevole e spaventevole assume un aspetto più definito, quello che si manifesta è lo spirito di un giudice, Giandomenico Guida, che de Falco aveva indagato per corruzione in atti giudiziari.