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copertina 9791254746677 E io che lasciai l’ago e il fuso…
24 febbraio 2025  |  Sonia D’Alessio

Recensione del libro “E io che lasciai l’ago e il fuso... Storia di donne dalle origini all’età moderna” di Gaetana Mazza. Edizioni La Bussola

“E io che lasciai l’ago e il fuso...” di Gaetana Mazza, edito da La Bussola, è un’opera di grande valore storico e culturale che ripercorre il lungo e spesso dimenticato cammino delle donne nella Storia, dalle origini fino all’età moderna. Attraverso un impianto antologico ben documentato, il libro si propone di restituire voce e memoria a quelle figure femminili che, pur avendo contribuito in maniera significativa all’evoluzione culturale e sociale, sono state spesso relegate ai margini della storiografia ufficiale.

La storia della donna è, per secoli, stata segnata dalla sua subalternità, teorizzata già nell’antichità da filosofi e scrittori come Aristotele, che considerava l’uomo spirito e forma, e la donna materia e madre. Le donne sono state spesso ritenute deboli, inaffidabili e di limitate capacità cognitive, relegate a ruoli subordinati ed escluse dai principali ambiti del sapere. Mazza analizza con rigore il contributo delle donne nei vari ambiti della conoscenza: dalla letteratura alla scienza, dalla filosofia alla medicina, dalla religione all’arte. Un punto di forza del volume è proprio l’uso di ampi estratti delle opere degli autori trattati, che permettono di contestualizzare e verificare le affermazioni storiche, offrendo al lettore un quadro più completo e dettagliato. Questo approccio rende il libro un’importante fonte di riferimento per chiunque voglia approfondire il ruolo delle donne nella costruzione del sapere collettivo. E alla fine c’è persino un’appendice fotografica.

La suddivisione in capitoli segue un percorso tematico e cronologico che permette di esplorare il ruolo femminile nei diversi contesti storici. Si parte dalla Grecia antica (Capitolo I) e dalla figura della prima poetessa della storia, Enheduanna (Capitolo II), fino ad approfondire le poetesse latine (Capitolo V) e il ruolo delle donne a Roma (Capitolo IV). Importante anche la trattazione della dote (Capitolo VI), elemento cruciale della condizione femminile nelle società del passato. Il libro si sofferma anche sul ruolo della donna nel Medioevo (Capitolo VIII), sulle filosofe greche (Capitolo XV), sulle medichesse (Capitolo XVI) e sulle poetesse rinascimentali (Capitolo XVII), fornendo un quadro dettagliato della presenza femminile in ogni epoca storica.

Uno degli aspetti più rilevanti del libro è la sua capacità di evidenziare come le donne abbiano sempre interagito con gli uomini in un costante scambio di conoscenze, nonostante il persistente pregiudizio maschile che le ha spesso escluse dai circuiti ufficiali della cultura e del potere. Come sottolinea l’autrice, molte figure femminili sono state riscoperte solo nel Novecento grazie agli studi anglosassoni e italiani, che hanno riportato alla luce il ruolo fondamentale delle donne in settori cruciali del progresso umano. Tuttavia, la strada per un pieno riconoscimento è ancora lunga: dagli archivi, dai musei e dalle biblioteche continuano ad emergere figure di spicco dimenticate dalla storiografia ufficiale. Questo processo di riscoperta è essenziale per ricostruire una visione della storia più inclusiva e rappresentativa del reale contributo femminile allo sviluppo della società.

L’opera affronta anche la rappresentazione della donna nelle religioni monoteiste e nelle leggi antiche, evidenziando come per secoli sia stata vista come un essere inferiore, spesso associata a concetti di peccato e tentazione. Ad esempio, nel Codice di Hammurabi (XVIII secolo a.C.), la donna è considerata proprietà del marito, e nelle società greche e romane era vista come un possesso. Figure come Rosvita di Gandersheim (935-1000) sono messe in luce per aver ribaltato il concetto medievale di donna come essere inferiore e incline al peccato, opponendo l’immagine di un’eroina moralmente più forte che trionfa sull’altro sesso.

Un ulteriore approfondimento riguarda il dibattito sull’esistenza del matriarcato nelle società primitive, tema che l’autrice analizza alla luce delle ricerche antropologiche più recenti. La storica Eva Cantarella, citata nel libro, sostiene con argomentazioni solide che il matriarcato non sia mai esistito, smontando le tesi di chi lo afferma. L’analisi si estende anche alle società italiche, come quella etrusca, in cui le donne godevano di maggiore libertà rispetto alle loro contemporanee romane. Tuttavia, l’ipotesi di un vero e proprio matriarcato non è suffragata da fonti attendibili, portando a considerare le donne etrusche semplicemente più intraprendenti e autonome rispetto alle romane. Il libro esplora anche la figura delle Amazzoni, evidenziando come il loro mito sia stato più un simbolo di riti di passaggio piuttosto che una reale attestazione di una società matriarcale.

Mazza non si limita a una mera ricostruzione storica, ma propone anche una riflessione profonda sulla necessità di continuare a scavare nella memoria storica per restituire alle donne il posto che meritano nella narrazione del progresso umano. Come afferma l’autrice, la memoria del passato può essere ingannevole se non supportata dai documenti e solo un’indagine accurata può avvicinarci alla verità storica.

Consiglio vivamente la lettura dell’opera E io che lasciai l’ago e il fuso...; è un libro imprescindibile per chiunque voglia approfondire la storia delle donne da una prospettiva rigorosa e ben documentata. Grazie alla sua struttura antologica, alla ricchezza delle fonti e alla profondità dell’analisi, l’opera di Gaetana Mazza rappresenta un contributo significativo alla riscoperta e alla valorizzazione del ruolo femminile nella storia dell’umanità.
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