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15 maggio 2024  |  Avvenire  |  Angelo PICARIELLO

Il libro. Cosa resterà di quegli anni Ottanta? La storia dei Magnifici sette

Presentato il volume del giornalista Rai Daniele Morgera sul gruppo di irpini (De Mita, Bianco, Mancino, Agnes) che partendo dalla Cattolica e da un periodico locale scrissero un pezzo di storia, leader napoletano e “migliorista” del Pci si armò di autorità con un giovanissimo Antonio Bassolino, appena 23enne, e gli disse: «La devi smettere di fare l’operaista…». Così gli fece la domanda trabocchetto su una varietà di nocciola che naturalmente non conosceva: «Vedi? Devi andare a fare il segretario provinciale ad Avellino!». Detto fatto, prese il telefono e comunicò la notizia agli ignari “compagni” della federazione irpina.
E fu così che il futuro sindaco di Napoli si andò a fare le ossa in provincia tenendo a battesimo ad Avellino la solidarietà nazionale e, in qualche modo, dall’esterno, una classe dirigente democristiana che di lì a un decennio avrebbe calcato da protagonista assoluta la scena nazionale.
Nella sala del refettorio di Palazzo San Macuto, a Roma si presenta il libro del giornalista del giornale radio Rai Daniele Morgera “Li chiamavano i magnifici sette”: Ciriaco, Gerardo e gli altri, verità e leggende della DC irpina che arrivò a governare l’Italia, appena uscito per le edizioni La bussola.
Una storia che, un po’ come Bassolino, poteva essere raccontata solo da un non irpino, o da un irpino acquisito, come Morgera, che, vivendo ad Ariano irpino dopo aver sposato una arianese, ha voluto divulgare un racconto di cui è venuto a conoscenza, che lo ha come folgorato.
Una storia bella ma da maneggiare con cura, perché c’entra molto il valore dell’amicizia, fondamentale anche in politica, che però non è indissolubile o immutabile nel tempo.
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