Presentato il volume del giornalista Rai Daniele Morgera sul gruppo di irpini (De Mita, Bianco, Mancino, Agnes) che partendo dalla Cattolica e da un periodico locale scrissero un pezzo di storia, leader napoletano e “migliorista” del Pci si armò di autorità con un giovanissimo Antonio Bassolino, appena 23enne, e gli disse: «La devi smettere di fare l’operaista…». Così gli fece la domanda trabocchetto su una varietà di nocciola che naturalmente non conosceva: «Vedi? Devi andare a fare il segretario provinciale ad Avellino!». Detto fatto, prese il telefono e comunicò la notizia agli ignari “compagni” della federazione irpina.
E fu così che il futuro sindaco di Napoli si andò a fare le ossa in provincia tenendo a battesimo ad Avellino la solidarietà nazionale e, in qualche modo, dall’esterno, una classe dirigente democristiana che di lì a un decennio avrebbe calcato da protagonista assoluta la scena nazionale.
Nella sala del refettorio di Palazzo San Macuto, a Roma si presenta il libro del giornalista del giornale radio Rai Daniele Morgera “Li chiamavano i magnifici sette”: Ciriaco, Gerardo e gli altri, verità e leggende della DC irpina che arrivò a governare l’Italia, appena uscito per le edizioni La bussola.
Una storia che, un po’ come Bassolino, poteva essere raccontata solo da un non irpino, o da un irpino acquisito, come Morgera, che, vivendo ad Ariano irpino dopo aver sposato una arianese, ha voluto divulgare un racconto di cui è venuto a conoscenza, che lo ha come folgorato.
Una storia bella ma da maneggiare con cura, perché c’entra molto il valore dell’amicizia, fondamentale anche in politica, che però non è indissolubile o immutabile nel tempo.