Non posso esordire come David Brooks, su The Atlantic: io non mi sono innamorato del conservatorismo, a vent’anni. Però trovo molto suggestivo il modo in cui l’illustre editorialista racconta le ragioni del suo amore, e, poi, del suo disamore. Cominciamo dalle prime. Quel che il giovane Brooks trovava nel pensiero conservatore non era anzitutto un programma politico, ma una visione del mondo e della natura umana: la convinzione che non la si può far facile, che non basta caricare a testa bassa, seguendo i propri ideali, perché la realtà poi presenta il conto.