Probabilmente, se io e mia moglie avessimo avuto la fortuna di leggere questo libro prima di affrontare i nove mesi che hanno preceduto la nascita di nostra figlia, avremmo avuto qualche interessante spunto di riflessione in più per affrontare questo delicato periodo. Lei avrebbe probabilmente compreso fin dall’inizio che sentirsi così strana e fuori luogo dopotutto è stata una sensazione assolutamente normale, ma non solo. Il fatto di pensare intensamente al proprio nascituro e vedere già in lui qualcosa di reale e formato, evidentemente riflesso delle proprie aspettative, ambizioni, esperienze, avrebbe concesso alla mente di correre senza troppe ansie. Perché in fondo i meccanismi psicologici che si mettono in moto sono sempre gli stessi e, anche se ci sembrano semplici, hanno radici profonde nel nostro inconscio. Il bello di queste lettere è però anche la diversità di queste splendide donne, che ormai in quello stato di paciosa bellezza che infonde la gravidanza, hanno svelato, sincere e serene, i loro pensieri, facendoci partecipare alle loro singole storie con piacevolissima partecipazione. Da parte mia, come uomo e co-gestante, avrei potuto probabilmente sfruttare la lettura di questo libro per sorprendermi un pò meno di fronte ai bizzarri atteggiamenti di mia moglie, e magari essere più pronto e mirato nelle mie parole di conforto nei momenti più difficili. Ma ho apprezzato soprattutto, al di là dei nomi in sé, le genesi della scelta del nome del nascituro, alcune davvero particolari e originali. In fin dei conti però, aver letto questo libro anche post-nascita, è stato interessante per rivedere quei nove mesi, ricordarli e confrontarli con più consapevolezza, e in ogni caso un occasione in più per rivedere se stessi all’interno di quelle lettere e ricordare un percorso che non dimenticheremo mai.
